C’è una relazione diretta tra un tumore alla testa e l'uso continuo e prolungato nel tempo del telefono cellulare.
Lo ha stabilito una sentenza della Corte d'Appello di Brescia che ha dato ragione all’ex direttore finanziario di una multinazionale bresciana, ammalato di tumore, respingendo il ricorso presentato dall'Inail. Per la Cassazione esiste un nesso causale tra l'attività lavorativa del manager svolta prevalentemente al cellulare o al cordless e l'insorgere di un neurinoma del ganglio di Gasser, un tumore benigno al nervo trigemino. I giudici della Corte di Cassazione hanno ribadito la validità dei riferimenti scientifici portati in aula dal perito dei giudici e dai consulenti del manager, che evidenziavano l'aumento del rischio di tumori ai nervi cranici, soprattutto il nervo acustico e il trigemino, per chi usa molto il telefono cellulare. Il tumore al trigemino di Marcolini per i giudici è una malattia professionale, il neurinoma si è sviluppato come conseguenza del lavoro, almeno sei ore al giorno per una dozzina d'anni al telefonino a concludere affari con la Cina e i Paesi arabi. Sempre al telefono, senza mai usare l'auricolare e ricorrendo al vivavoce solo per gli spostamenti in auto. Il tumore l'ha reso invalido all'80 per cento: il viso è semiparalizzato e ogni giorno l'ex manager deve imbottirsi di antinfiammatori e morfina per sopportare il dolore. I giudici della Corte d'Appello di Brescia il 22 dicembre del 2009 hanno stabilito che l'Inail corrisponda al manager una rendita.