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La salute non può essere un bene in vendita

Inserito il 24 maggio 2018 alle 10:50:00 da fimmg1957. IT - Professione


Scotti contro la proposta di limitare le cure fuori regione

Così il segretario generale Fimmg mette in guardia dalla proposta della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, che annuncia un piano di ridimensionamento nel rimborso delle cure a bassa complessità fuori regione. "Si rischia di non avere più un Sistema Sanitario Nazionale, bensì 20 Sistemi Sanitari Regionali. Si creerà un sistema salute fatto di pazienti di serie A e di serie B".

Stiamo per assistere alla fine del Sistema Sanitario Nazionale, per passare ad un più commerciale (e redditizio per alcuni) Sistema Sanitario 'affiancato'. Dove affiancato vuole significare 'assicurato'". A lanciare l’allarme è il Segretario nazionale Fimmg Silvestro Scotti, che mette in guardia dalla proposta della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, che annuncia un piano di ridimensionamento nel rimborso delle cure fuori regione.

"In altri termini, si rischia di non avere più un Sistema Sanitario Nazionale, bensì 20 Sistemi Sanitari Regionali. Bloccando la mobilità sanitaria dei cittadini, vista la situazione Italiana, si creerà un sistema salute fatto di pazienti di serie A e di serie B. Si incrementeranno le diseguaglianze ed evidentemente si darà vita ad un sistema di cure extra regione basato sulle assicurazioni, perché chi dovrà andare fuori regione dovrà pagare di tasca propria". La prospettiva diventa addirittura catastrofica se si pensa alla disomogeneità di cura che esiste sul territorio. Soprattutto, ma non solo, nelle dinamiche Nord-Sud.

FIMMG Pisa sostiene le giuste critiche contro l'ipotesi di limitare la mobilità inter-regionale nell'accesso alle prestazioni sanitarie. E' una proposta che mina i diritti costituzionali dei cittadini e che vuole limitare la competitività attraverso l'innalzamento di anacronistiche barriere, truccate da incomprensibili motivazioni di appropriatezza. Dal momento che in sanità si sono abbracciate logiche aziendalistiche nessuno può pensare di limitare il diritto all'intrapresa, alla concorrenza e alla mobilità. Tutto quanto di positivo può venire dalla concorrenza verrebbe messo in discussione ed i cittadini sarebbero costretti a doversi curare senza poter scegliere liberamente la struttura e quindi a doversi sottoporre a "quel che passa il convento". Stupisce che tali proposte siano avanzate in sedi istituzionali e confidiamo in una rapida quanto strategica "indietro tutta" da parte di chi ha osato solo pensare una tale "proposta". Le strutture private convenzionate sono un' importante realtà economica e dall'altro sono sanità pubblica a tutti gli effetti. Le tasse si pagano egualmente, ma i servizi sono diversi e questo è incostituzionale ed intollerabile sul piano etico, morale ed economico. La vicenda pone in dubbio la capacità delle regioni di pensare in termini globali di sistema degli interessi comuni.


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