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Dalla Svezia test per il K alla prostata

Categoria : Clinica
Data : 13 novembre 2015
Autore : fimmg1957

Intestazione :

Il test STHLM3 ha consentito di ridurre del 30% il numero delle biopsie e di individuare lesioni maligne anche in pazienti con bassi livelli di PSA .



Testo :

“Il PSA – spiega Henrik Grönberg, Professore di Epidemiologia Oncologica al Karolinska Institutet – non è in grado di distinguere tra tumori benigni e forme aggressive. Oggi i pazienti affetti da forme tumorali che non necessitano trattamento, corrono dunque il rischio di andare incontro a cicli di trattamento inutili, dolorosi e a volte pericolosi. Ma c’è anche un altro aspetto. Al test del PSA possono sfuggire diverse forme tumorali molto aggressive. Muovendo da queste constatazioni abbiamo deciso di studiare un test più preciso, che potenzialmente potrebbe rimpiazzare il PSA”.


Il test STHLM3 si esegue su un prelievo di sangue che analizza una combinazione di sei marcatori proteici e oltre 200 marcatori genetici, confrontandoli con i dati clinici del paziente (età, familiarità e precedenti biopsie prostatiche) . Il test e’ stato messo a punto dai ricercatori del Karolinska, in collaborazione con la Thermo Fisher Scientific.

Lo studio di validazione, pubblicato su Lancet Oncology, ha interessato circa 59 mila uomini di Stoccolma di età compresa tra i 50 e i 69 anni ed è stato condotto tra il 2012 e il 2014. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti al test del PSA e a quello del STHLM3, per metterne a confronto le performance.
I risultati dimostrano che l’STHLM3 ha consentito di ridurre del 30% il numero delle biopsie, senza per questo mettere a repentaglio la sicurezza del paziente. La grande sensibilità e specificità del nuovo test ha inoltre consentito di individuare lesioni maligne anche in pazienti con PSA basso (1-3 ng/ml).

“Si tratta di risultati molto promettenti – commenta Grönberg – Questo test ha le potenzialità di portare ad un duplice risparmio: economico per il servizio sanitario e di evitare procedure inutili e dolorose al paziente”.

Il test sarà disponibile in Svezia a partire dal marzo prossimo. Nel frattempo i ricercatori svedesi del Karolinska continueranno a validarlo in diverse popolazioni ed etnie.

“Sebbene questo non sia il primo studio sull’uso di un test aggiuntivo per selezionare i pazienti con elevati valori di PSA da avviare alla biopsia – scrivono in un editoriale di commento Alastair Lamb dell’Università di Cambridge e Ola Bratt dell’Università di Lund (Svezia) – quella appena pubblicato è di gran lunga lo studio più ampio sull’argomento e l’unico sia prospettico, che di popolazione. Gli autori dello studio hanno compiuto uno sforzo incredibile per creare le infrastrutture necessarie, dall’invito dei partecipanti, al prendersi cura dei pazienti nei quali veniva diagnosticato un tumore”.
Gli editorialisti definiscono tuttavia solo ‘promettente’ questo test che individua come ‘tumori’ anche forme dal Gleason score pari a 6, ritenute in genere indolenti. Un altro dubbio sollevato dagli editorialisti è quello sulla reale utilità di tutti i componenti utilizzati nel test. Altri test sperimentali infatti, come quelli basati sulle callicreine (lo score a quattro callicreine e il Prostate Health Index) aumentano la specificità dell’individuazione di un tumore della prostata con il PSA in maniera quasi altrettanto efficace del test STHLM3 e potrebbero dunque avere una migliore costo-efficacia. Tuttavia gli editorialisti riconoscono che il test svedese rappresenta una svolta e segna l’avvio di nuovo cammino. Quello di screening di nuova generazione per il cancro della prostata basati sulla stratificazione del rischio, sulla messa a punto di algoritmi discreening differenziati in base al rischio e su test sequenziali che conducano ad una selezione dei pazienti da sottoporre a biopsia.

Maria Rita Montebelli



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