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Cassazione: detective conta più del medico per accertare se il lavoratore è malato

Inserito il 12 settembre 2016 alle 13:51:00 da fimmg1957. IT - Professione


La Corte di Cassazione con ha sentenziato che il certificato di malattia del medico curante perde di credibilità se elementi di fatto dimostrano che la malattia non esiste o non è in contrasto con il regolare svolgimento della prestazione lavorativa.

«Il mio giudizio, di medico, sulla sentenza di Cassazione che consente alla testimonianza di un detective di scavalcare il certificato del medico curante è sostanzialmente negativo». Claudio Palombi, presidente dell'Associazione nazionale medici fiscali-Anmefi, da giugno entrata nel novero delle società scientifiche accreditate Fism, non trova confrontabili le due situazioni, il medico fiscale in particolare indaga il solo ambito medico e nel suo sopralluogo effettua un'istantanea del paziente, mentre il detective attiva un monitoraggio protratto nel tempo. Inoltre la visita del medico fiscale è figlia di un ordinamento incentrato sullo statuto dei lavoratori del '70 in cui il rapporto datore di lavoro-lavoratore è fiduciario, figlio di una condivisione di valori e obiettivi: noi siamo inviati innanzi tutto a tutela del lavoratore e del suo stato di salute.

E spesso vediamo quel lavoratore a casa in tempi ridotti all'osso, in un contesto dove può assumere atteggiamenti di difesa e dove sulla base di soli ed eventuali riscontri strumentali dobbiamo prendere una decisione richiedente abilità, scienza e perizia. Al contrario il detective è inviato dal datore di lavoro a tutela dell'adempimento prestazionale del lavoratore, per più tempo. Il ricorso a questa figura dovrebbe sempre essere eccezionale in quanto, oltre ad avere rispetto alla visita medica fiscale un costo spropositato in appostamenti, fotografie, ore lavoro, esprime una concezione di tutela del rapporto lavorativo che passa unicamente per la sanzione». La Corte di Cassazione con sentenza 17113 depositata il 16 agosto 2016 ha sentenziato che il certificato di malattia del medico curante perde di credibilità se elementi di fatto dimostrano che la malattia non esiste o non è in contrasto con il regolare svolgimento della prestazione lavorativa. In questo modo ha dato ragione a un datore di lavoro che aveva scoperto in un lavoratore, in Sicilia, comportamenti, azioni e movimenti incompatibili con la dichiarata lombalgia: una frode che dimostrava come la malattia accertata dal medico curante non esistesse. Al lavoratore in malattia che rimarcava la "priorità" del certificato del curante era stata data ragione dal tribunale di I grado ma non in Appello.

La Cassazione conferma la sentenza d'Appello: si possono attivare controlli investigativi sul lavoratore se l'azienda sospetta un comportamento illecito. I datori di lavoro possono non solo avvalersi di una visita di controllo Inps per sconfessare il certificato del medico di famiglia, ma anche di elementi oggettivi che dimostrino che la patologia denunciata dal lavoratore è inesistente: il detective, il quale però per lo statuto dei lavoratori non può vigilare sui lavoratori nei luoghi di lavoro». «La sentenza della Cassazione è comunque un segnale che richiama a un comportamento adeguato tutti gli attori in gioco. Di fronte a una violazione ci vorrebbe certezza nella sanzione», dice Palombi. «Ma non è facile misurare quanto funzioni la repressione dei comportamenti che violano regole sull'assenza per malattia; e d'altra parte i controlli sono crollati in ambito sia pubblico sia privato, portando alcuni lavoratori, e forse dei medici curanti, a ritenere che tutto sommato non si facciano. C'è la necessità di riattivarsi anche dal punto di vista quantitativo, di tornare a livelli compatibili con quelli del 2013 nell'ambito, auspicabile, del Polo Unico delle visite fiscali in Inps, una delle poche previsioni della legge 124/2015 i cui decreti attuativi sono ancora da scrivere, in tempi (si spera) brevi».

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