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I guitti prezzolati riprovano a screditare la medicina generale

Inserito il 09 dicembre 2021 alle 00:10:00 da fimmg1957. IT - Professione


Una trasmissione televisiva scredita ancora la medicina con affermazioni paradossali e destituite di ogni fondamento.

La medicina generale dà fastidio, lo ha sempre dato. Infatti è l’unico servizio universale ad accesso gratuito che ogni cittadino è libero di scegliere e di confermare o cambiare a proprio piacimento. E’ una singolarità nel panorama dei servizi essenziali. Se non hai soldi e finisci nei guai con la giustizia non puoi sceglierti l’avvocato, ne viene assegnato uno d’ufficio. E così è per ogni altro aspetto della vita: non puoi scegliere il funzionario pubblico che vuoi, ma devi accettare quello che ti tocca. Questo è parzialmente vero anche con il più delicato dei servizi, quello che garantisce la salute. Se vai in ospedale nel pubblico non puoi scegliere il medico che ti curerà, ma devi prendere quello che ti tocca. Solo spendendo di tasca propria si può scegliere il medico specialista che si vuole. Il medico di medicina generale è quindi l’unica figura professionale della sanità che il cittadino può scegliere su base fiduciaria. Una parola importante la fiducia, che si costruisce e si mantiene nel tempo con dedizione, per raggiungere quella conoscenza reciproca, indispensabile a costruire un’alleanza terapeutica tra medico e paziente che può durare una vita. Tanto è forte il legame tra i cittadini ed i loro medici di famiglia che in tutte le classifiche di gradimento questa figura primeggia largamente sulle altre. Ma questa fiducia è ben riposta? Sembra proprio di sì visto che in tutte le classifiche internazionali i risultati della sanità italiana sono eccellenti nonostante che le risorse destinate al comparto siano molto inferiori a quelle di paesi paragonabili come Germania o Francia. Il merito di tali risultati è da attribuire al lavoro di tanti medici del territorio, di quelli ospedalieri ed universitari e degli altri operatori della sanità. Se il territorio non prevenisse e seguisse correttamente i pazienti cronici avremmo un’esplosione di malati complicati che renderebbero enormemente peggiori le performance del nostro sistema sanitario con costi elevatissimi per la finanza pubblica. Oltre alla fiducia c’è un altra parola chiave che campeggia per la medicina generale, è l’indipendenza. I medici dipendenti devono sottostare a direttive e vincoli dettati dai dirigenti di quelle che sono state definite aziende sanitarie, ma si può aziendalizzare la salute? E’ proprio questa indipendenza che, nonostante i reiterati tentativi di ridurla da parte di politici e burocrati, ancora garantisce una libertà di giudizio che permette al medico di famiglia di esercitare le scelte che il paziente si aspetta senza condizionamenti. Se l’attacco all’indipendenza viene anche solo ventilato in altri comparti, ad esempio per la giustizia, apriti cielo! Invece per chi cura il principale dei beni primari, la salute, se ne può liberamente sproloquiare senza tema di alzate di scudi. Allora si capisce molto bene a chi dia fastidio la medicina generale. Da un lato a chi brama di controllare tutta la società e che non vede di buon occhio un servizio importante che non riesce a controllare come vorrebbe, imponendo uomini vicini nelle posizioni chiave, dall’ altro ad una moltitudine di soggetti che, per tornaconto, vorrebbero sostituirsi ai medici di medicina generale per vendere ai cittadini quello che oggi hanno gratuitamente o comunque a costi risibili, magari imponendo vincoli territoriali o sulla scelta del medico o delle cure. La scusa per attaccare nuovamente la medicina generale è venuta con la pandemia. La medicina generale è stata vigliaccamente accusata di non aver fatto o di non aver fatto abbastanza. Qualcuno avrebbe preteso che i medici di famiglia, senza alcuna protezione e senza disporre di alcun rimedio efficace, si fossero immolati ancor di più. Per costoro i colleghi morti non sono stati abbastanza. Poi il tiro è stato alzato sempre di più. Mentre gli ospedali a causa della pandemia sono stati costretti, nonostante i rinforzi di personale e strutture, a limitare le normali attività, gli studi dei medici di famiglia sono rimasti aperti senza alcun aiuto straordinario da parte delle Regioni o dello Stato. Nonostante la mancanza di ausili di personale e strutture per fronteggiare la pandemia, oltre alla normale attività, fatta di centinaia di prestazioni giornaliere per visite in studio e a domicilio, telefonate, messaggi, email, la medicina generale ha sostenuto e sostiene un indicibile fardello di tracciamenti sul campo, tamponi, vaccinazioni, certificazioni che sta costringendo molti colleghi a pensionarsi o a chiedere la riduzione degli assistiti. Adesso arrivano i soldi del PNRR e a qualcuno è venuto in mente di potersi disfare, una volta per tutte, di questa fastidiosissima, incontrollabile medicina generale. Come? Con i soldi europei. Ecco allora le bocche da fuoco prezzolate, ingaggiate per screditare in ogni modo la medicina generale, riottosa ai tentativi di “normalizzazione”, con rappresentazioni grottesche e false, paragoni ridicoli con modelli ove i medici di famiglia lavorano solo mezza giornata nel pubblico e l’altra mezza nel privato e che non fanno visite a domicilio, additati quali fulgidi esempi internazionali da perseguire. Il peggior campionario della macchina del fango, già tante volte azionata a comando, come nel 2012, quando il pretesto erano le prescrizioni dei farmaci generici. Ora che la medicina generale prescrive quasi esclusivamente farmaci di infimo costo questo argomento non dovrebbe funzionare più. Basterebbe pensare che la spesa farmaceutica territoriale è ormai solo un terzo di quella totale e che rispetto al budget assegnato nel 2020 sono stati risparmiati ben 1565 milioni di euro. Ma ogni argomento è buono, anche se spudoratamente falso, per confezionare il servizio denigratorio che il committente ha ordinato. Quanto siano ridicole le argomentazioni prodotte lo confermano le critiche avanzate alla formazione. Per fare il medico di medicina generale da decenni occorre superare un concorso pubblico molto selettivo e frequentare, con compensi miserevoli, un corso di formazione specifico di 3 anni, organizzato e diretto dalle Regioni, non certo dai sindacati. Ma chi mai dovrebbe insegnare la medicina generale se non coloro che la esercitano? Per far sgretolare il muro di menzogne basta poi una semplice considerazione: se davvero fare il medico di medicina generale significasse non far nulla, lavorare quindici ore alla settimana e mandare tutti al pronto soccorso guadagnando una caterva di soldi, perché mai non vuole farlo più nessuno? I bandi per i posti carenti vanno deserti perché i laureati in medicina si orientano in massa verso le specializzazioni, evidentemente ben più ambite rispetto ad un lavoro massacrante e mal pagato, al netto delle spese e delle tasse. Anche per chi ha poca capacità di analisi, ma è in buona fede, questa semplice considerazione basterebbe a far aprire gli occhi su come stanno le cose. Ci provano in tutti i modi, ma i nostri assistiti non ci cascano. Riprovateci pure, anche questa volta non andrà come volete. L’impegno quotidiano dei medici di medicina generale è troppo forte, la gente lo sa bene e non si lascia ingannare facilmente dai guitti prezzolati.

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